
Quando a Febbraio 2022 è iniziato il conflitto tra Ucraina e Russia, ho sentito questo conflitto vicino; allora ho iniziato a cercare nel lavoro di altri qualcosa (non saprei dire esattamente che cosa) che riguardasse la guerra, per trovare conforto e fare chiarezza dentro di me. Da quando ho iniziato, ho scoperto che in moltissimi si sono interrogati su questo tema fino a quel momento per me così distante. Di seguito, riporto alcuni degli spunti che più mi hanno colpita.

Questa immagine della morte a cavallo è tratta dall’affresco monumentale “Guerra e Pace” che il pittore brasiliano Candido Portinari ha donato alle Nazioni Unite. A questo link è possibile approfondire l’opera del pittore “dalla mano dura, fatta di sangue e pittura” (un verso della canzone a lui dedicata “Un son para Portinari“). In questo affresco il pittore si è concentrato su una rappresentazione della guerra dal punto di vista della sofferenza delle persone, più che dal punto di vista del combattimento tra i soldati. Forse è questo l’aspetto che personalmente mi interessa di più, in quanto è proprio la sofferenza l’aspetto del quale si prende cura lo psicologo nel suo lavoro, o quantomeno quello che non si vorrebbe ignorare. Ed è anche l’aspetto di cui ho meno ricordo di aver sentito parlare a scuola durante le lezioni di storia.

Lo stesso sguardo è quello di Bertold Brecht quando scrive:
“La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.”
“La guerra che verrà” – Bertold Brecht
Isaac Bashevis Singer, che come molti formidabili scrittori ha saputo raccontare storie rivolgendosi sia ai grandi che ai piccoli, si è interrogato sul significato simbolico della colomba come portatrice di pace: in questo libro illustrato si chiede perché sia stata scelta proprio la colomba. Questa domanda risulta essere un pretesto per riflettere sulle dinamiche sottese alla guerra, e suggerisce quale sia un’altra strada possibile.
Uno spunto interessante per iniziare a pensare: qual é il mio atteggiamento nei confronti dei conflitti che vivo quotidianamente? Questo perché per fare un conflitto ci vogliono due attori che partecipino.
Se si vuole fare qualcosa di diverso quindi, la cosa migliore da fare è partire da se stessi.

Afirmo bien la esperanza
cuando pienso en la otra estrella;
“Nunca es tarde”, me dice ella
“La paloma volará”.
Rafforzo la speranza
quando penso all’altra stella;
“Non è mai tardi”, mi dice quella,
“La colomba volerà”.
Queste sono parole tratte dal testo “El arado” (l’aratro), canzone composta e interpretata da Victor Jara, musicista cileno che ha cantato i diritti del popolo cileno ed è stato brutalmente torturato ed assassinato pochi giorni dopo il golpe di Pinochet del 1973.
La sua musica non è morta con lui, il messaggio di speranza per un domani migliore per coloro che soffrono ha trovato voce in altri gruppi musicali, come quello degli Inti Illimani, che durante il loro esilio hanno vissuto per anni in Italia, amando il nostro paese.
La colomba volerà, perché come disse Giovanni Falcone “gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”
In tutti questi lavori e pensieri che ho raccolto ho riconosciuto il seme della speranza. Speranza possibile soltanto quando si è disposti a lasciarsi toccare da eventi brutali come questa guerra in corso e non si rimane indifferenti dentro di sé.

Altri psicoterapeuti che hanno detto la loro sulla guerra:
La guerra e i suoi fantasmi – Clinica della crisi
Guerra: il trionfo del capitalismo – Luigi Cancrini
Molotov – Etnomitologia – Tobie Nathan
Non schiacciare chi fugge dalla guerra al ruolo di vittima – Natale Losi