Essere straniero in Italia oggi si porta dietro una serie di implicazioni, pratiche ma anche psicologiche, che troppo spesso noi che siamo nati in Italia da genitori italiani, e che quindi non abbiamo dovuto lottare per ottenere la cittadinanza né tantomeno per “sentirci” italiani, tendiamo a sottovalutare.
Libro bilingue “La luce” cinese – italiano
Noi tutti, a prescindere dall’appartenenza, siamo abituati a pensare per opposti: giusto e sbagliato, bianco e nero, buono o cattivo, italiano o straniero, dimenticandoci che invece siamo fatti tutti, chi più chi meno, di contraddizioni, paradossi e sfumature.
Per guardare alle cose in modo diverso bisogna esercitarsi. Nel tentativo di comprendere più a fondo quali possano essere i significati psicologici che la pandemia porta con sé, ho pensato quanto duramente ci abbia messi davanti alla rinuncia. Abbiamo dovuto rinunciare a molte cose, in modo repentino. Siamo stati obbligati a farlo.
Immagine dalla rivista Flow
Ma siamo anche stati obbligati a fermarci. Fermarsi e disinserire il “pilota automatico” è faticoso, ma può rivelarsi un’esperienza preziosa per riflettere ed aumentare la propria consapevolezza.
Vi siete chiesti se tutto ciò a cui avete dovuto rinunciare fosse davvero così importante? Io credo che ciò che tuttora sia imposto dall’esterno, e quindi difficile da accettare, possa, in questo tempo sospeso, essere oggetto di riflessione profonda.
Abbiamo davvero bisogno di tutto quello che facevamo prima? è davvero ciò che ci fa bene? Qual’é o qual’era il senso, per me, di quell’attività?
Porsi queste domande può restituire, mentalmente, il senso di agency, (ovvero la sensazione di poter scegliere) e può donare la possibilità di scegliere più consapevolmente.
Rinunciare è una scelta, non è un atto passivo, e può rivelarsi estremamente liberatorio e portare un maggior benessere psicologico, perché dà la possibilità di connettersi maggiormente con il sé più autentico.
Per proseguire la riflessione sul valore della rinuncia, a questo link trovate il contributo di alcuni sportivi di fama mondiale che ne hanno parlato.
Può accadere di sperimentare quella sensazione di “aver perso ogni speranza”, soprattutto in questo periodo storico di pandemia mondiale. Come dice Eugenio Borgna nella copertina del suo libro “Speranza e disperazione” la speranza è la passione del possibile, è la ricerca del senso della vita.
Cosa succede allora quando sentiamo di aver perso la speranza?
Questa sensazione ci avvolge perché stiamo sperimentando nella nostra esperienza del mondo che non ci sono più “possibilità”. Ma quali possibilità? è davvero l’unico modo in cui possiamo vedere ciò che sta accadendo? E come mai si è arrivati a questo punto di non ritorno?
Queste domande sono semplici spunti per iniziare a riflettere su ciò che stiamo sentendo. Fermarsi a sentire, e poi pensare quello che sentiamo è proprio ciò che può accadere quando si decide di andare dallo psicologo.