Per guardare alle cose in modo diverso bisogna esercitarsi. Nel tentativo di comprendere più a fondo quali possano essere i significati psicologici che la pandemia porta con sé, ho pensato quanto duramente ci abbia messi davanti alla rinuncia. Abbiamo dovuto rinunciare a molte cose, in modo repentino. Siamo stati obbligati a farlo.

Ma siamo anche stati obbligati a fermarci. Fermarsi e disinserire il “pilota automatico” è faticoso, ma può rivelarsi un’esperienza preziosa per riflettere ed aumentare la propria consapevolezza.
Vi siete chiesti se tutto ciò a cui avete dovuto rinunciare fosse davvero così importante? Io credo che ciò che tuttora sia imposto dall’esterno, e quindi difficile da accettare, possa, in questo tempo sospeso, essere oggetto di riflessione profonda.
Abbiamo davvero bisogno di tutto quello che facevamo prima? è davvero ciò che ci fa bene? Qual’é o qual’era il senso, per me, di quell’attività?
Porsi queste domande può restituire, mentalmente, il senso di agency, (ovvero la sensazione di poter scegliere) e può donare la possibilità di scegliere più consapevolmente.
Rinunciare è una scelta, non è un atto passivo, e può rivelarsi estremamente liberatorio e portare un maggior benessere psicologico, perché dà la possibilità di connettersi maggiormente con il sé più autentico.
Per proseguire la riflessione sul valore della rinuncia, a questo link trovate il contributo di alcuni sportivi di fama mondiale che ne hanno parlato.