«…A questo proposito, penso che i giapponesi di un tempo fossero molto più saggi degli occidentali. Di recente il pensiero occidentale – bisogna affrontare le cose con spirito positivista- va di gran moda, ma ha un grosso svantaggio. Non conosce limiti. Per quanto si insista ad andare avanti, non si è mai soddisfatti e non si raggiunge mai la perfezione. Lo vedi quel cipresso laggiù? Toglie la visuale, meglio farlo abbattere. Ma dietro c’è una pensione che dà ugualmente fastidio. E se si fa radere al suolo la pensione, questa volta è una casa a darci sui nervi. Non c’è limite, per quanto si avanzi. Questo è il metodo degli occidentali. Neppure Napoleone o Alessandro, dopo le loro conquiste, si sono sentiti del tutto soddisfatti. Metti che un tale ti stia antipatico, lo insulti, l’altro risponde per le rime, allora lo trascini in tribunale e vinci il processo. Se pensi che a quel punto ti sentirai soddisfatto, ti sbagli. In fondo al cuore non sarai tranquillo, quel pensiero ti tormenterà finché campi. Il sistema politico oligarchico non ti piace, vuoi passare alla democrazia; ma una volta passato alla democrazia sei deluso, e vuoi passare a un’altra forma di governo. Il fiume ti dà fastidio e ci metti un ponte. Non sopporti la montagna e scavi un tunnel. Il traffico ti annoia, costruisci una ferrovia. Ma non è in questo modo che potrai essere definitivamente soddisfatto. E anche se lo fossi, fin dove l’essere umano può appagare la propria volontà in maniera positiva? La civiltà occidentale è forse positivista e progressista, ma tutto sommato è stata creata da uomini che hanno vissuto tutta la vita scontenti. La civiltà orientale non cerca la propria soddisfazione attraverso il cambiamento di fattori esterni a sé. Si è sviluppata secondo il principio fondamentale che non bisogna spostare i confini del proprio territorio, in questo è agli antipodi di quella occidentale. Se la relazione tra genitori e figli non è buona, non cerchiamo di migliorarla per sentirci tranquilli, come farebbero gli occidentali. L’accettiamo com’è e proviamo a trovare un modo per convivere ugualmente in pace. La stessa cosa vale per la relazione tra marito e moglie, tra persone di classi sociali diverse, e per il nostro modo di considerare la natura stessa. Se una montagna ci impedisce di andare nella regione vicina, non ci viene l’idea di spianarla, ma ci inventiamo una scusa che non renda più necessario recarci in quella regione. Ci alleniamo a essere soddisfatti anche senza spianare la montagna. Guarda i seguaci dello zen e i confuciani, loro sì che hanno una comprensione profonda di questo problema. Nessuno a questo mondo, per quanto in alto salga, può fare tutto quello che vuole. Nessuno potrà impedire che il sole tramonti a ovest, o invertire il corso del fiume Kamo. L’unica cosa su cui possiamo agire è il nostro spirito. Se tu cercassi di liberare il tuo spirito, i ragazzi della scuola qui accanto potrebbero fare tutto il baccano che vogliono, non li sentiresti nemmeno. Te ne infischieresti di venire chiamato “faccia di tasso”, quanto agli insulti di Pinsuke o chi altri, li giudicheresti per quello che sono, delle idiozie, e lasceresti perdere. Si racconta che un monaco buddhista , tanto tempo fa, nel momento in cui stavano per tagliargli la testa, abbia detto questa frase bellissima: “Il guizzo della folgore, e la tua spada taglierà solo la brezza di primavera”. »

Tratto da “Io sono un gatto” di Natsume Sōseki